Nell’intervento precedente (1° parte) abbiamo imparato a riconoscere l’esistenza, nelle molecole organiche, di determinati raggruppamenti caratteristici di atomi detti gruppi funzionali, mostrando chiaramente come il ricorso a questo concetto possa aiutare il chimico non soltanto a studiare e a trascrivere in modo semplificato la struttura di una molecola o il decorso di una reazione chimica, ma persino a formulare ipotesi per lo meno “verosimili” circa alcune proprietà chimico-fisiche e reattive per le stesse molecole esaminate, specie in un contesto di comparazione fra due o più specie chimiche fra loro differenti.
Talvolta, tanto nella vita professionale quanto in quella domestica, mi capita di consultare degli elenchi di componenti che costituiscono un prodotto complesso, diciamo una miscela: può trattarsi degli ingredienti in un prodotto cosmetico come della formulazione di una bevanda, di una compressa farmaceutica come di un prodotto per la pulizia della casa. E’ tutt’altro che raro (giusto per usare un eufemismo) il caso in cui vi siano in queste miscele dei componenti specifici, ovvero delle precise specie chimiche che non ho mai avuto modo di conoscere nello specifico, né per esperienza diretta né per aver letto di esse nella letteratura scientifica ufficiale: quello che in taluni gerghi si direbbe “mai viste né conosciute”. Continua...