Risulta ormai chiaro da almeno cent’anni: i princìpi primi – o le verità ultime, dipende dai punti di vista – sulle quali si fonda la nostra realtà tangibile non potranno essere più spiegati in ambito scientifico dalla chimica, bensì dalla fisica.Magari dalla fisica delle particelle, o da qualche altra disciplina ancora più elementare di questa che di comune accordo gli scienziati potrebbero decidere di fondare nel prossimo futuro, magari proponendone una sorta di emancipazione persino dalla tradizione sperimentale, tanto il ruolo della matematica sarà passato da quello di linguaggio e di metodo di scienza a quello di ente in grado di autodeterminarsi.
Forse in futuro alla chimica toccheranno le briciole, obiettivi pragmatici di poco conto come per esempio riprodurre o creare la vita, oppure dare base all’intelligenza – sia essa biologica o artificiale – ed infine fornire la vile materia, per quanto innovativa nella sua composizione, con la quale saranno costituiti gli umili strumenti scientifici che ci consentiranno di avvicinarci sempre di più ai limiti della conoscenza, quasi in una tensione asintotica verso un assoluto dal sapore chiaramente teologico.
Ma facciamo un doveroso passo indietro, torniamo a prendere la questione dall’inizio…
Si è fatto notare più volte negli ultimi anni come ben pochi dei grandi interrogativi ai quali la scienza non è ancora riuscita a dare risposta siano in ambito chimico (Cosa resta da scoprire? Continua...