Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da profondi e numerosi cambiamenti a livello mondiale. Le questioni ambientali hanno acquistato sempre maggiore rilevanza, le disparità tra l’emisfero nord e sud del pianeta si sono accentuate, la globalizzazione e i fenomeni migratori internazionali hanno reso evidente più che mai la necessità di un nuovo modo di governare i processi di sviluppo. In questo contesto il cosiddetto “sviluppo sostenibile” è diventato un riferimento fondamentale per istituzioni a livello locale, nazionale e internazionale, aziende e organizzazioni di vario tipo desiderose di coniugare in maniera responsabile l’aspetto economico e quello ambientale, senza che il secondo sia considerato un ostacolo per il primo.
Le scuole non possono rimanere indifferenti: c’è un crescente bisogno di risposte a livello educativo su questi temi. In particolare, la sostenibilità pone delle sfide che devono essere esplicitate nei programmi di studio della chimica, ponendo in relazione l’apprendimento di questa disciplina ad obiettivi educativi generali quali quelli relativi agli aspetti etici.
La figura sottostante riporta un famoso diagramma proposto da Balaban e Klein che evidenzia la posizione strategica della chimica rispetto alle altre discipline; in virtù di questa posizione la chimica è stata denominata la “scienza centrale”. Continua...
(3° parte) Dall’inserto speciale “La chimica: una scienza naturale per uno sviluppo sostenibile” a cura di Caterina Vittori, Franco Rosso ed Annarita Ruberto, pubblicato sulla rivista Scuola e Didattica (n. 8, 1 dicembre 2011, anno LVII, Editrice La Scuola).
Sull’argomento “La Chimica intorno a noi”, leggi la 1° parte “La Chimica: percepirne la presenza per valorizzarne le opportunità” | leggi la 2° parte “La Chimica: come scienza naturale e come applicazione tecnologica. Una realtà da (ri)scorprie“
Nello scenario non propriamente favorevole finora descritto, la scuola secondaria di primo grado può svolgere un ruolo delicato ed essenziale per favorire la crescita, nei ragazzi, delle coscienze e di quella forma mentis che dovrebbe auspicabilmente precedere l’acquisizione delle conoscenze disciplinari specifiche, che si concentrerà nel ciclo scolastico successivo ed eventualmente nel percorso universitario.
Le criticità, finora sollevate nell’esaminare la percezione della chimica, e relative ad una popolazione adulta o tale da collocarsi comunque al di fuori del percorso formativo di tipo scolastico, lette in negativo possono costituire una valida traccia circa gli argomenti culturali riguardanti la chimica, su cui sarebbe più opportuno soffermarsi nella delicata fase educativa di tipo preliminare.
Sembrerebbe in apparenza un’ovvietà, o per taluni, al contrario, un sovvertimento dell’ordine logico delle cose, ma risulta a questo punto essenziale riuscire a trasmettere un’idea corretta di cosa la chimica effettivamente sia, prima ancora che ne vengano trasmessi i contenuti informativi specifici. Continua...
Ricordo ancora un episodio del fumetto Martin Mystere, pubblicato dall’editore italiano Bonelli già anni prima del ben più conosciuto Dylan Dog. Un mio amico, allora ragazzo, grande appassionato della scienza specie di quella più “anomala”, collezionava e leggeva avidamente questo fumetto alla ricerca di qualcosa che andasse oltre a quanto la cosiddetta scienza ufficiale ci raccontava: qualche spunto, qualche elemento di riflessione… Non che si potesse prendere la fantasia di un fumetto come una fonte di informazione scientifica, ovviamente questo lo si sapeva, ma in fondo in cuor nostro si percepiva già il ruolo di quelle che lo stesso Popper definiva “metafisiche”, assegnando loro il ruolo di potenziali precursori intuitivi, di tipo pre-scientifico. Un po’ come la visione atomista di Democrito, per intenderci.
Dell’episodio in questione, ricordo comunque una sola scena, quella che ormai è diventata un “must” paradigmatico nelle discussioni da pub scientifico con i miei amici.
Il protagonista, Martin Mystere appunto, riesce a mettere le mani su un microscopio potentissimo, uno di quelli con un grado di risoluzione sull’ordine di grandezza delle molecole: ve ne sono pochi nel mondo (ovviamente stiamo parlando del mondo di fantasia descritto nella vicenda) e sono tutti strettamente sotto controllo di importanti enti ed organizzazioni direttamente o indirettamente controllati dai governi o da qualche altra diabolica istituzione ideata ad hoc… Eh già, il complottismo è sempre un ingrediente essenziale per ogni buona storia che comporti una scienza anomala, o per lo meno celata! Continua...
Giornalista scientifico e divulgatore scientifico: due figure confrontabili e talvolta parzialmente sovrapposte ma non per questo identiche, troppo spesso confuse fra loro nell’immaginario non soltanto del grande pubblico ma, si constata talvolta, anche di taluni addetti ai lavori. Diversi per formazione, per intenti, per priorità e per metodi, anche nel caso in si trovino, eventualmente, a parlare del medesimo argomento. E poi ancora, formatori, informatori, insegnanti ed esperti di didattica.
Questo intervento prova a riassumere in poche battute uno degli argomenti di discussione e di dialogo più vivaci in seno all’Associazione Culturale Chimicare. Pur non avendo personalmente una piena dimestichezza formale con alcuni dei concetti espressi (personalmente sono un chimico, che “fra le altre cose” si occupa di divulgazione della chimica, per quanto abbia avuto alle spalle un paio d’anni di praticantato giornalistico), grazie anche al bacino professionale di utenza che si e’ venuto a creare in ambito associativo mi e’ stato possibile contare sull’aiuto e sul contributo di diversi colleghi più esperti di me nel campo della didattica, della formazione, della comunicazione in genere e dello stesso giornalismo scientifico.
Comunicazione
Il termine “comunicazione” sta indubbiamente gerarchicamente al di sopra di tutti gli altri dell’elenco, in quando indica l’atto stesso della relazione, diretta o indiretta, fra due o più soggetti instaurata allo scopo di trasmettere, in modo mono-, bi- o polidirezionale dei contenuti, siano essi informazioni, opinioni, semplici emozioni o altro. Continua...
L’evento che ha coinvolto tutti gli istituti scolastici secondari del distretto di Gallarate ha visto alternarsi nel corso della settimana incontri, conferenze, exhibit di lavori scientifici realizzarti dai ragazzi nel corso dell’anno, fra
i quali spiccano un modello meccanico animato del sistema solare ed una rappresentazione statica in scala delle dimensioni relative degli stessi pianeti e delle loro distanze.
Nel primo mese di quello che l’ONU, con il supporto dell’UNESCO e della IUPAC, ha decretato come “Anno Internazionale della Chimica”, grazie alla partecipazione di 31 diversi autori di blog ed altri siti di divulgazione scientifica, per un contribuito totale di 67 articoli, nasce il Carnevale della Chimica, nella sua prima edizione in lingua italiana.
Nata sul modello dei “carnival of sciece” anglosassoni e ripresa già dal 2008 sul web di lingua italiana grazie alla geniale intuizione di Claudio Pasqua del portale di divulgazione scientifica Gravità-Zero, l’iniziativa dei carnevali scientifici ha saputo creare già per altre importanti discipline come la Matematica e la Fisica un momento di aggregazione, conoscenza reciproca e condivisione fra coloro che nel nostro Paese (o in giro nel mondo) già si occupavano di comunicazione scientifica per mezzo di quello strumento già ben noto per la sua snellezza e pervasività rappresentato dai web blog. A breve distanza dalla nascita del terzo ed ultimo carnevale scientifico, quello dedicato alla Biodiversità, grazie alla collaborazione fra Gravità-Zero e Chimicare.org, nasce quindi oggi, domenica 23 gennaio 2011, il Carnevale della Chimica.
Allo scopo di ospitare la rassegna del Carnevale della Chimica, abbiamo allestito questa sezione speciale all’interno del sito Chimicare.org: il menù nella colonna a destra di questa pagina vi consentirà di navigare agevolmente all’interno del Carnevale, esplorando i contributi forniti dai singoli blog partecipanti e consultando le varie sezioni tecniche e di commento a corollario dell’iniziativa. Continua...
Sono fermamente convinto che la chimica che viene insegnata oggi ai ragazzi nella scuola media superiore rischi periocolosamente di collocarsi a metà strada fra l’inutilità e la fuorvianza nel contesto formativo di base dello studente.
Dopo questa affermazione sicuramente provocatoria, che avrà acceso presumo un vespaio di polemiche, soprattutto fra gli eventuali docenti in visita su Chimicare, scendo doverosamente nello specifico e nei distinguo.
Per iniziare riporto l’incipit della prefazione di uno dei testi di Chimica Generale, quello sicuramente più di base, che mi era stato consigliato all’inizio del corso universitario di chimica ma che, ritengo, potrebbe in realtà rivolgersi forse ancora meglio agli istituti di formazione media superiore:
“Un tempo i testi di Chimica Generale consistevano in una litania di descrizioni chimiche, praticamente prive di inquadramento teorico. Col passare degli anni, però, le considerazioni teoriche trovarono spazio sempre crescente, finchè si venne a creare una situazione per la quale gli studenti finirono per sapere costruire gli orbitali ibridi che descrivono, ad esempio, i legami del metano, senza sapere che quello stesso metano è un gas incolore, inodore e combustibile. Recentemente è stata acquisita generale consapevolezza della necessità di raggiungere un equilibrio soddisfacente fra chimica descrittiva e chimica teorica. Noi concordiamo pienamente su questo anche se, come docenti, conosciamo le difficoltà che si incontrano facendo lezioni interamente dedicate alla chimica descrittiva, per esempio, degli elementi. Continua...